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Il Caso Thomas Crawford

Recensione: Il Caso Thomas Crawford

Annunciato duello giuridico-psicologico tra i protagonisti de Il silenzio degli innocenti e The Believer, Il Caso Thomas Crawford è in realtà un film dove, passati i primi cinque minuti, ogni fotogramma in più viene percepito come un fardello insostenibile per le palpebre del povero spettatore di turno.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDLa premessa di un destino dedicato alle braccia di Morfeo era latente, vista la presenza nel cast di Anthony Hopkins, ma andiamo con ordine.
Thomas Crawford è un ricco, anziano imprenditore (un Anthony Hopkins a suo agio nella parte del ricco cornuto e scontento, come ne L’urlo dell’odio), che – dopo averne scoperto la tresca – decide di sparare alla fascinosa moglie, mandandola in un coma che si presume irreversibile. La lucidità del piano di Crawford è ai limiti del cosidetto “delitto perfetto”, come si può evincere fin dalla pianificazione del proprio arresto: il tenente della polizia che lo esegue è proprio l’amante della moglie (dettaglio non trascurabile). Il caso, assegnato a un avvocato rampante (Willy Beachum, un avvocato alla John Grisham, sbiadito e insulso, interpretato dal nuovamente sotto utilizzato Ryan Gosling), appare essere di semplice routine.
Beachum, che si trova al clou della propria carriera (sta passando, infatti, dall’ufficio del Procuratore a quello di uno studio privato, quelli con l’acquario di pirana griffati, covo di squali forensi con annessa avvocatessa bionda, nel pieno del cliché di genere), si trova dunque tra le mani una pratica semplicissima, potendo contare sull’arma del delitto e ben due confessioni (una scritta, una orale) del presunto colpevole.

Ecco il primo colpo di scena: il reo confesso, che inaspettatamente aveva deciso di assumere personalmente la propria difesa in tribunale, decide di ritrattare tutto. La pubblica accusa, convinta di aver vinto ancor prima di iniziare, si trova così impreparata e in totale stato di confusione. Crawford ha infatti un asso nella manica: essendo stato arrestato dall’amante della moglie e avendo rilasciato a lui le proprie confessioni, può affermare di averlo fatto in una situazione di “costrizione”. Per questo tutte le prove raccolte e gli interrogatori – a cui aveva preso parte anche il poliziotto-amante – sono da considerarsi nulle.

L’accusa viene così a trovarsi senza uno “straccio” di prova con la carriera di Beachum che va – letteralmente – “dalle stelle alle stalle”. Da segnalare a questo punto il climax raggiunto dal canovaccio morale: Willy, trovandosi di fronte alla tentazione di utilizzare una prova costruita ad hoc per “incastrare” Thomas (che vorrebbe dire assicurare alla giustizia un colpevole), decide – mettendo anche a repentaglio la propria carriera – di non tradire il sano principio della “Legge uguale per tutti”. Crawford viene dunque rilasciato perché il fatto non sussiste e, in quanto tutore della moglie, fa staccare la spina che lega la sua fragile vita a un respiratore artificiale, eliminando dalla scena l’unica persona che poteva incastrarlo. Questo, in realtà, è quello che superficialmentre potrebbe sembrare. Infatti, il danno cerebrale riportato dalla moglie era irreparabile e la signora non costituiva alcuna minaccia per Thomas, che – essendo stato prosciolto dall’accusa di tentato omicidio – secondo la legge americana non poteva più essere portato in giudizio per lo stesso capo d’imputazione. Quindi si tratta di un atto sostanzialmente infondato e “inspiegabile” per una mente machiavellica come quella di CrawfordLa morte dell’ormai vegetativa consorte darà modo a Beachum di “riaprire” il caso con un’altra imputazione (omicidio anziché tentato tale) e avviare cosi il lieto fine .
Dobbiamo riconoscere un merito alla pellicola di Gregory Hoblit.: tutte le componenti tecniche legate alla sua realizzazione hanno suonato e contribuito all’unisono a suscitare tedio durante la visione. La fotografica, opaca e sbiadita, le musiche, prive di alcun ritmo, il montaggio – che avrebbe dovuto frammentare la narrazione al fine di confondere le acque del giallo (con un significativo uso del visto non visto) – patinato e macchinoso. Riuscirà l’ardito colpo di scena finale – su cui si snoda la semplice morale di cui il film si fa portatore (il bene coincide con la giustizia ed è più forte del male) – a far “valere” il prezzo del biglietto?
Il Caso Thomas Crawford : Mortale thriller noioso e da palinsesto Tv.La Frase ” La conoscenza è dolore!” Anthony Hopins, Il Caso Thomas Crawford, 2007.

Nota: di Daniele Rizzo e Roberta Monno
Il Caso Thomas Crawford

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