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Recensione

Eraserhead – La Mente Che Cancella

Mondi possibili nell’universo lynchano.

Il 1977 è l’anno di uscita di un film che sarà destinato ad avere un successo epocale: Star Wars di George Lucas, esempio calzante della rinascita in America di un sistema produttivo organizzato in base a leggi di successo del botteghino.

Contemporaneo a quest’opera, esce il primo cortometraggio di David Lynch, regista allora emergente, che sarà negli anni una dimostrazione di come in America non siano del tutto scomparse forti personalità autoriali; il film si chiama Eraserhead , pellicola di nicchia, riuscita a diventare, negli anni, un vero e proprio cult.

Eraserhead si apre con un titolo a caratteri cubitali che ricorda quelli dei film muti espressionisti ma allo stesso tempo ha l’impatto forte dei caratteri delle esclamazioni dei fumetti; la scena è preambolo di quello che per lo spettatore sarà un viaggio in un mondo onirico,  delirante e angosciante. A poco a poco  compare un oggetto fluttuante non ben identificato, un uomo sembra controllarne i movimenti attraverso delle leve: è la testa di Henry, protagonista grigio e dalla mimica gommosa  e a tratti chapliniana di questa strana storia (se di storia si può parlare).

Da qui in avanti siamo catapultati nell’universo mentale di un uomo che all’apparenza è specchio di molti di noi: vita banale da impiegato, fidanzata rimasta incinta senza volerlo, capacità decisionale di ribellarsi al suo triste destino uguale a zero.

Da qui in poi spiegare la trama di quest’opera  piena di genialità e stravaganza è un’impresa ardua, ognuno di noi può apportare la propria interpretazione come se si trovasse davanti a un quadro di Dalì, perso tra l’idea di stare sognando e quella di trovarsi di fronte ad una realtà assurdamente vicina alla nostra. In breve tutto è incentrato intorno alle paure di Henry che si ritrova ad essere padre della sua fidanzata Mary, che partorirà un bambino deforme che è emblema, al tempo stesso, della non presa di coscienza dell’uomo di essere divenuto genitore (a riprova di ciò il paradossale happy end con l’assassinio dello strano essere) e della realtà malata in cui si snoda la vicenda.

Gli strani personaggio che animano  questo film sono molteplici: la famiglia di Mary (dalla madre che ci prova con Henry al padre che ha un sorriso sul volto stampato, anche davanti all’ assurdità di un pollo che tagliato si mette a sanguinare; la nonna seduta su una sedia a dondolo con lo sguardo perso), l’attraente vicina di Henry, che non si capisce se è tentazione o perdizione consumata, la mitica signorina del termosifone, versione deformata di Marylin Monroe che esce da un teatrino che da giocattolo si anima a luogo/non luogo di attuazione.

Tutti sembrano vivere in un alone di alienazione talmente fitto da non poter rendersi conto delle assurdità di cui sono artefici e al tempo stesso destinatari, il loro senso di smarrimento è trasmesso in maniera quasi epidermica allo spettatore, che rimane profondamente stranito e stizzito fino alla fine della proiezione. Opera prima di quello che si rivelerà un genio eclettico,  innovatore e anticonformista, fu anche il molto amato da un regista che molti considerano il più grande di tutti i tempi: Stanley Kubrick.

Eraserhead: vivamente sconsigliato a chi non ama lo spargimento di sangue e le atmosfere cupe stile “mangiatori di patate”di Van Gogh, ma se qualcuno ne ha il fegato, ripropongo l’invito che fece Kubrick ad alcuni amici: “Ragazzi, stasera vi va di venire a casa mia a vedere il mio film preferito?”

Nota: di Laura Colciago
Eraserhead – La Mente Che Cancella

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