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Ovunque Sei

Recensione: Ovunque Sei

Non mi è facile capire perché un film come Ovunque Sei abbia subito una sorte così ignobile e indegna. Come tutti sappiamo il film di Placido è stato deriso e fischiato dalla – pur tanto nobile- casta dei critici cinematografici a Venezia 2004. Mi è poi ancor meno facile comprendere come della gente di siffatta cultura si abbandoni a manifestazioni da stadio così grette e truci, di una maleducazione irritante e di una arroganza urticante.

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Se penso infine che si tratta della stessa platea che ha esaltato, in quello stesso contesto, un polpettone dalle grandi pretese come Mar Adentro resto addirittura costernata. E non perché Ovunque Sei sia un capolavoro! Ma togliergli le caratteristiche di delicato poetico film mi sembra un atto di superficialità.
Ritengo che si tratti di un dolce e breve (un’ora e mezza circa!) momento di riflessione sostenuto da una trama tutt’altro che banale e una colonna sonora azzeccata, perfetta nel sottolineare l’irriducibile tensione drammatica di quest’opera  che mira ad essere un viaggio nel passato della vita, per mezzo del presente attimo del trapasso, verso il futuro certo della morte. L’intento risulta spericolato, è vero, ma non si eleva mai così tanto in alto da disperdersi, e le fila dell’impresa Placido le tiene sempre strette tra le mani, non scivolando mai, a parer mio, nel pozzo del ridicolo che pure resta dietro l’angolo, pronto a risucchiare il tutto come un  miserabile buco nero.
I dialoghi invece, ridicoli lo erano, hanno sentenziati i critici veneziani. Ma perché?
Mi chiedo io! Nella mia umile carriera di spettatrice ne ho ascoltate tante di declamazioni infarcite di filosofia metafisica, pseudo pedagogia con finalità catartiche e riappacificanti (e scusate se cito ancora lo straparlato e strabordante Mar Adentro, o il buonissimo Collateral, film acclamato condito con spiacevoli intrugli psico-socio-pedagogici.)Credo che Ovunque Sei sia un film che tratta la morte e l’amore, e chi lo va a vedere sa che non si parlerà di bazzecole e si aspetta dei dialoghi non proprio semplici. Ma non per questo poco fluidi.
Non credo che gli argomenti in questione ( amore e morte appunto) siano stati banalizzati, come qualcuno ha detto, solo perché il film termina con un nudo integrale di Mr. Maxibon! E se c’è gente che s’è fermata a questo la inviterei caldamente  a farsi dare un’occhiata da Morelli….. O chi per lui. Il tocco è leggero, i simbolismi freschi e leggibili, Pirandello evocato e solo sussurrato qui calza benissimo. Unico neo: i dialoghi!
Eh si, quei dialoghi tanto derisi hanno il solo difetto di essere (attenzione!) un po’ pochi, ma va bene lo stesso; i più sentiti complimenti al mio conterraneo Michele Placido, bravo attore ma splendido e commovente regista.Ovunque Sei: Dolce pellicola vagamente pretenziosa: si astenga chi ha pregiudizi.

Nota: di Roberta Monno
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