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I Segreti di Brokeback Mountain

Recensione: I Segreti di Brokeback Mountain

Io I Segreti di Brokeback Mountain l’ho in realtà visto un po’ di tempo fa, ma ho avuto bisogno di tempo per capire quale giudizio mi fossi in realtà fatta su questa pellicola.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDNon si tratta di un film sgradevole, né di un capolavoro, sia chiaro, ma è un opera che non ti lascia indifferente senza tuttavia esaltare né sconvolgere. E’ la storia (arcinota) di due cowboy che si innamorano, portando avanti una clandestina tresca fra i monti che hanno visto nascere e fiorire la loro liasòn. Si amano e si desiderano nonostante gli anni che passano(una ventina), nonostante i figli, nonostante le mogli e nonostante gli amanti. Il fatto è che quest’opera, come molte di Ang Lee, è girata alla ricerca del tempo della vita, lento e inesorabile, fatto di istanti, sorrisi, scrosci di fiume, pasti caldi al freddo, cavalcate, albe, tramonti…e solo a scrivere mi viene sonno. Ecco che il film non diverte, non appassiona ma non ripudia, annoia ma pungola, incede calmo ma non tradisce una maschia attitudine ad aggredire lo spettatore. E’ un film ambivalente come forse voleva essere. E’ intriso di un realismo che ci restituisce la quotidianità dei protagonisti, e ci consente di vivere insieme a loro il dramma di un’esistenza interrotta, sempre in bilico fra l’esplodere della verità e l’implodere della menzogna. Credo tuttavia che il cuore del film sia indiscutibilmente nei due attori; se Gyllenahal è credibile e sgusciante, burroso pur restando uomo, Ledger, mascolino come pochi, merita una menzione speciale: è lui l’anima ferita del film, vigoroso fin dalla cima dei biondi capelli si lacera all’idea di amare l’amico, e si strugge al pensiero di vivere senza. Le due personalità sono disegnate benissimo, come benissimo sono interpretati i ruoli delle mogli silenti, molto meridionali, a riprova del fatto che il sud è sempre sud, anche se si tratta degli Stati Uniti. La fisicità di questo film è poi carnalmente straziante, pulsante, sanguinante, senza smettere di essere poetica e delicata. Un amore lirico d’altri (e alti) tempi, di quelli che ti riempiono e consumano un’esistenza, di quelli che si mantengono vivi grazie al ricordo (i due si vedono una volta all’anno) che soffia sulle fiamme del desiderio divampando un fuoco violento che dura due lustri. Si amano col corpo, con la complicità dell’amicizia, con l’affetto di chi sa non far sentire solo l’altro, con un sentimento che non chiede di essere definito. Ecco! Questo è il pensiero che mi ha tardivamente suscitato I Segreti di Brokeback Mountain: la completezza di un rapporto che sboccia sotto i nostri occhi e non vuole precisazioni, categorie, spiegazioni psicanalitiche: è passione pura, umana e viscerale che esplode alimentandosi nell’amicizia. Questo film è, nella sua pur innegabile monotonia di girato, un’ operazione originale, che non si focalizza sul perché di un sentimento omosessuale, semplicemente lo racconta, lo mette in scena e ne fa il protagonista di se stesso. Ang Lee prende le distanze dalle frequenti pellicole che utilizzano i gay come macchiette modaiole, come casi da studiare, come pretesto per parlare di società razzista, chiusa e bigotta. Ne I Segreti di Brokeback Mountain la comunità impreparata all’amore fra uomini resta sullo sfondo e la sua presenza è, tuttavia, piuttosto scontata, trovandoci dove ci troviamo e quando ci troviamo. No, non è un film sugli altri, è un film su loro, su due uomini che si amano, e noi non gli avevamo mai visti così chiaramente.

Nota: di Roberta Monno
I Segreti di Brokeback Mountain

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