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La Pianista

Recensione: La Pianista

Che distanza separa un aguzzino dalla sua vittima?
Scarsa, miserevole e illusoria, quasi come la ripartizione dei ruoli, totalmente arbitraria e frutto di un’esigenza razionale che mal traduce l’effettiva natura di un rapporto ineffabile.

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E’ la vittima che comanda, e col suo prostrarsi e offrirsi domina la dinamica del dolore che lei sola puo’ fermare e lei sola puo’ iniziare.
In un rapporto sadomaso e’ la vittima ad avere il coltello dalla parte del manico, allorquando il suo “basta” conta, mentre il desiderio di sottrarsi all’inflizione del dolore del “boia” poco dura. Perche’?
Perche’ se non vuoi ricoprire i panni dell agnello sacrificale difficilmente questo sentimento / desiderio insorgera’ a fronte di una sadica richiesta, diversamente un torturatore sopito c’e’ in ognuno di noi, e’ un supplemento caratteriale e di indole che ogni uomo si porta con se’, ed e’ il solo che potra’ vedere la luce se correttamente pungolato.

Ecco che Erika (magnifica Isabelle Huppert), professoressa di pianoforte del Conservatorio viennese, subisce la corte del prestante allievo Walter (giovane bravo e pruriginoso Benoit Magimel).

Walter intuisce che dietro la coltre di nebbia e brina della sua docente si nasconde un fuoco che arde e brucia passione, anche se gli sfugge la portata di quel fuoco e piu’ semplicemente mai potra’ intuire i gusti sessuali della frigida signora.

Erika non sente niente, per questo ha bisogno di soffrire. Erika si odia perche’ non riesce a non subire l’asfittica madre che la tratta come una ragazzina, e nel neon della sua stanza da bagno si masturba con lamette che le allentano frustrazione e calmano il rigetto per se’ stessa.

In prima battuta Erika tenta di sottrarsi all’aitante studente a cui in seguito cedera’, anche se a modo suo.

“Se mi vuoi , picchiami, legami, frustami in presenza di mia madre, prendimi a pugni e distruggimi”.

Walter, costernato, patisce con dolore la scoperta che la donna dei suoi sogni e’ una psicopatica, eppure non riuscira’ del tutto a non eseguire quanto lei comanda, e in una turbinosa e bellissima (in termini recitativi oltre che registici) inversione a U, lentamente, si trasformera’ in quel mostro che bisogna essere per assecondare Erika, che infine torturera’ spontaneamente, desiderando sinceramente di farla soffrire, in un approdo di crudelta’ inizialmente impensabile.

La richiesta dell’umiliazione che si soddisfa e si realizza per il solo fatto di esistere e pretendere.

Un finale amaro, acido e crudo chiude questo poetico e disarmante saggio sul dolore che “vuole, fortissimamente vuole” e impera.

Strepitose le ambientazioni austere e cromaticamente glaciali che contrappuntano il livore di Erika, nome dolcissimo per una creatura ditruttiva e regale, potente e mortifera.

La Pianista: Affresco malato di un sentire patologico non tanto raro. Interessante al di la’ dello shock.

La Frase: “Mamma, ho appena visto il tuo sesso” Isabelle Huppert, La Pianista, 2001.

Nota: di Roberta Monno
La Pianista

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