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Nero Bifamiliare

Recensione: Nero Bifamiliare

Prima, unica (e ultima, spero) opera cinematografica del Zampaglione, frontman dei Tiromancino.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDPer esordire sul grande schermo il Federico sceglie un progetto presuntuoso e stilisticamente altisonante (ma mal gestito), che denuncia tutta l’ignoranza dell’autore sull’argomento cinema e dintorni.

Un regista (regista?
) che maneggia la grammatica (montaggio, stacchi, sfumature) in modo grossolano, mediocre e tronfio, nella convinzione sfacciata e accecata di avere un messaggio da dare, e di saperlo anche veicolare!

Ecco a voi la storia di Marina (Claudia Gerini, filmata quasi sempre di sedere) e Vittorio (Luca Lionello – alter ego di Zampa?
), coppia ai limiti che vive al di sopra delle proprie possibilita’. Marina gradirebbe far la mantenuta, Vittorio gradirebbe poterla mantenere, e lavora vivendo di espedienti e mascalzonate.

I due acquistano un villone in un elegante comprensorio, ma scoprono presto che i loro vicini piu’ che cordiali sono…bizzarri, rumorosi, extracomunitari e (forse) ladri.

A cio’ aggiungiamo un pizzico di (preteso o presunto) giallo, ed ecco che l’alternativa e spericolata commedia nera con velleita’ di riflessione sulla vita, sul diverso e sulla sopravvivenza in un mondo infame e’ bell’e pronta.

Pronta a essere dimenticata con tanto di lettera a Zampaglione per spiegargli che: se in un film vuoi creare una situazione misteriosa non devi mostrare per (soli) cinque minuti un personaggio e poi non farlo vedere piu’, perche’ cosi’ e’ chiaro che il “colpevole” non puo’ che essere lui, in quanto il pubblico (svezzato) sa che nessuna faccia compare per cinque minuti a caso, e di solito verra’ ripescata in finale, con (sperato) effetto :”ah gia’, vero!!

Se non conosci i meccanismi che regolano un’effetto visivo e suggestivo, non illuderti che affiancarti un bravo direttore della fotografia (il Catinari di Almost Blue) basti a risollevare il prodotto dalla sciagurata sensazione di arraffazzonamento pretenzioso finanche volgare, perche’ il volgo ti fotte e ti scopre rimandandoti a cantare. Magari la prossima volta anziche’ fare l’arrogante con Frankie Hi NRG ti ricordi di questo scempio della narrativa, e riassapori il gusto di risederti fra i banchi e schiodare da una cattedra che non puoi occupare.

Tutto si svolge secondo un’imperativo stilistico macchiettistico, surreale (le inquadrature dall’alto), ed esagerato. Anche la recitazione “esagera”, sfiorando il roboante altisonante decisamente ne’ simpatico ne’ efficace, col solo effetto di deturpare le doti interpretative di Cinzia Leone, e il rischio (alto) di riuscirci anche con la Gerini, che nonostante tutto invece tiene e si solidifica come attrice capace, al di la’ di un regista assassino.

Alcune figure vengono disegnate talmente male che si riesce ad intuire la buona intenzione (forse di scrittura), che trasuda pero’ inefficienza sul piano della trasposizione scenografica e visiva: il padre di Marina, macchietta che legge il giornale sullo sfondo della scena e della vita (che metafore ardite!!), il medico truffatore assillato dalle zanzare che visita i pazienti in uno studio – serra con il camice sporco di sangue e bottoni di punture sul viso. Una figura a meta’ strada tra il farsesco e il disgustoso, ma non riesce a evocare distintamente nessuna delle due sensazioni: solo un pensiero inonda la mente dello spettatore: “Ma che roba e’?
“.

Le citazioni e le fonti d’ispirazione si leggono come didascalie, nomi impazziti che bucano lo schermo in un virgulto di nostalgia per il buon cinema a cui si tenta di arrivare e manco ci si avvicina: Salvatores, Sorrentino, Virzi’.
Tutto e’ elementare, pressapochista, mal diretto e mal pensato.

La morale?
Spicciola come la narrazione: il diverso posso essere io, visto dalla prospettiva del mio dirimpettaio.
Orrbile.

Nero Bifamiliare: Incommentabile.

La Frase: “Erano degli artisti!”, Claudia Gerini, Nero Bifamiliare, 2007.

Nota: di Roberta Monno
Nero Bifamiliare

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