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Smokin' Aces

Recensione: Smokin’ Aces

Ce ne vuole per firmare un gangster thriller come si deve, e Joe Carnahan, pur sperimentando e citando a destra e a manca, non convince del tutto.

SCHEDA TECNICA

SCHEDA DVDSmokin’ Aces racconta la parabola discendente di Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), aspirante Frank Sinatra, uomo di spettacolo e di mafia, importante testimone da tenere sotto protezione, bersaglio succulento per almeno: un mercenario (Nestor Carbonell, direttamente dal set di Lost), un gruppo di psicopatici neonazisti (capitanati da Kevin Durand, direttamente dal set di Lost), uno sparuto trio di ex poliziotti corrotti (tra cui un patetico Ben Affleck), due lesbo  killer (tra cui una spiritosa Alicia Keys), e un non meglio specificato “Svedese“, incaricato di strappargli il cuore per consegnarlo al “capo dei capiPrimo Sparazza, boss cosentino. Il film parte con un lunghissimo prologo, un prequel iper verboso dove si illustra cosa stiamo vedendo, cosa è successo, perché siamo qui e dove andremo, con relativo effetto collaterale da “parlato addosso”, fastidioso e da emicrania.  Si pesca a piene mani da più parti e in più modi (tutti abbastanza inefficaci): dalle ambientazioni psichedeliche della biografia di un eccentrico di “Confessions of A Dangerous Mind” di Clooney, all’ambizione de “Gli Intoccabili“, esplicitamente citati durante il film, fino alle truculente ma ironiche atmosfere di Domino, che a sua volta ricamava delle tarantinate.
Insomma, un pout pourri di suggestioni che messe insieme non fanno un solo film convincente, che pur incollando tutto, è deficitario in troppe componenti (interessanti solo le musiche, per quanto calibrate in modo non molto intelligente, restano udibili un pizzico oltre il dovuto: effetto stancante anche qui). Quello che a Smokin’ Aces evidentemente manca è uno stile proprio, che sigilli in modo personale e inequivocabile un girato sostanzialmente banale e “da letteratura” del pulp, gia’ visto e gia’ goduto altrove sotto migliori spoglie. La storia in sè è poi ardita, con un finale para fantascientifico, e una spiegazione sul fil di lana che lascia indecisi e perplessi. Non c’è coerenza d’intenzione, dunque, nè troppa ironia graffiante, nè un convinto risvolto drammatico; si rimane a meta’, sospesi fra il sorriso e la tragedia. Il cast stellare è mal utilizzato, e tutti questi volti noti (Andy Garcia, Ray Liotta, Ben Affleck, Martin Henderson) si contendono poco più di un cameo, eccezion fatta per l’eccellente Jeremy Piven (incredibile nel ruolo dello svalvolato cocainomane), e il convinto Ryan Reynolds, che nei panni del poliziotto “corretto” tradito dalla giustizia si impegna e si prodiga, risultando (almeno lui) generoso e convincente. Non male per uno che viene da “Maial College“. Da notare la partecipazione (cameo) sotto copertura di Matthew Fox (Bill della sicurezza), che – ironia della sorte- morira’ proprio per mano di Pasquale Acosta, interpretato da quel Nestor Carbonell che in Lost è membro chiave della cricca degli Altri, nemici giurati del dottor Shephard a cui Fox da’ volto.Smokin’Aces: Uno spreco di energia.

Nota: di Roberta Monno
Smokin’ Aces

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